mapi_littleowl: (NekoUke)
[personal profile] mapi_littleowl
Titolo: Un giorno come un altro
Fandom: Pirati dei Caraibi
Personaggi: Elizabeth Swann, Will Turner
Pairing: Will/Elizabeth
Parte: 1/1
Rating: G
Conteggio Parole: 1060 (Fidipù)
Challenge: Meme di San Valentino indetta da [profile] michiru_kaiou7 con il prompt "Even if it is forbidden"
Riassunto Anche se va contro ciò che la società impone, Will non può fare a meno di guarlarla. Ed Elizabeth, dall'altra parte, resta comunque ad aspettare che lui le porti un dono.
Note: Mh. Dirò, non mi spiace per niente come è venuta fuori. Semplice e senza pretese, ma finalmente non scrivo più roba drammatica! E l'ho pure ambientata a San Valentino, my God, sono sorpresa di me stessa. :P
Spoiler: None
Disclaimer: Pirati dei Caraibi appartiene a Gore Verbinski, la Disney e alla Jerry Bruckheimers Films. Non a me, altrimenti il secondo film non esisterebbe.
Warning: Het (sì, è un avvertimento), Fluff e Pre!Movie


In teoria non avrebbe mai nemmeno dovuto guardarla.
Ma era sempre stato così difficile distogliere il suo sguardo da lei, quando quegli occhi così magnetici lo scrutavano di nascosto, sempre, dall'alto dell'imponente scalinata o sbucando dalle ricche vesti di suo padre, le cui parole gli scivolavano via dalla testa come acqua, mentre ogni fibra della sua mente era occupata a guardare le guance lievemente arrossate e il sorriso caldo e furbo di quella gattina dispettosa che non sapeva stare al suo posto e continuava a voler scendere al suo livello, appianare le diversità, parlargli da suo pari.
Quando era bambina, talvolta, seguiva senza vergogna i suoi passi fuori casa, fino al grande cancello, e continuava a cantilenargli con voce accomodante e complice la stessa solfa tutte le volte che avevano occasione di parlare – decisamente troppe, per una nobildonna nella sua posizione.
Will, quante volte devo chiederti di chiamarmi Elizabeth?
E lui continuava a guardarla, sentendosi sempre più colpevole e felice ogni istante che passava ad essere scrutato dal suo sorriso, e le rispondeva sempre allo stesso modo, con le guance in fiamme, gli occhi lucidi, e la voce che tremava perfino nei suoi pensieri.
Un'altra ancora miss Swann, come al solito.
E sentiva il cuore cascargli dal petto tutte le volte che lei rizzava i bei riccioli e sollevava il mento appuntito e lo guardava con quel suo broncio malamente celato dietro ad un'espressione di altera severità e se ne andava, senza voltarsi indietro, lasciandolo solo insieme alla polvere dei suoi pensieri a guardare l'orlo della gonna che oscillava per via del suo passo e la schiena che diventava sempre più sottile, mentre lei si allontanava.
Ed anche quel giorno, come tutti gli altri giorni, non poteva che essere lì, davanti a lei, a guardarla di nascosto con un sorriso di circostanza stampato sulla faccia mentre non desiderava altro che gettare la scomoda scatola che teneva sotto il braccio e stringerla a sé fino a toglierle il respiro, fino a che il profumo di lei non gli fosse entrato così in profondità nel naso e nella pelle da non riuscire più a toglierselo di dosso.
Sospirò, cercando di distogliere lo sguardo e Elizabeth abbassò il suo, aggrottando per un istante troppo breve le sopracciglia.
«Sei arrivato in un brutto momento, Will, mio padre è impegnato con certi funzionari inglesi che sono giunti questa mattina.»
«Capisco,» disse, sistemando più comodamente la custodia sotto il braccio.
Elizabeth allargò il suo sorriso. «Puoi metterla lì.» Allungò la mano verso il tavolo a pochi passi da loro. Ridacchiò. «Non è necessario che tu la tenga in braccio per tutto il tempo.»
Lui boccheggiò, impacciato. «Certo, naturalmente.» Lasciò il grosso pacco sulla superficie scura e lucida e tornò indietro subito, come attratto dalla sua presenza.
Rimasero in silenzio, mentre l'aria attorno a loro sembrava diventare sempre più opprimente, schiacciata dai loro respiri gonfi dei pensieri che turbinavano nelle loro teste. Elizabeth si stropicciò la gonna, lanciandogli occhiate furtive. Poi il suo viso si illuminò nuovamente e lei gli si avvicinò, mostrandogli le fossette ai lati delle sue guance. «Allora, hai nulla per me, Will?»
Lui sbatté le palpebre, colto alla sprovvista. «Per voi?»
La ragazza lo scrutò da capo a piedi, come per controllare che non le stesse nascondendo nulla. «Non mi hai portato nulla per davvero?»
«Mi dispiace, no.»
Lei lo guardò, delusa. «Immagino che le convenzioni non lo permettano.» Poi aggrottò le sopracciglia, davanti alla sua espressione dubbiosa. «Tu sai che giorno è oggi, non è vero?»
Che giorno? Will tossì nel pugno e si portò entrambe le mani dietro alla schiena. «Credo che oggi sia Mercoledì, miss Swann,» tentò, senza capire bene cosa poteva averla turbata. «No, sono certo, oggi è proprio Mercoledì.»
Elizabeth lo guardò con la bocca lievemente aperta e annuì. «Sì, è Mercoledì,» confermò, come se la notizia non fosse per lei minimamente rilevante. «Ma…» aggiunse, con puntiglio, per vedere fino a che punto lui si rendesse conto della situazione: «Tu sai dirmi oggi che giorno del mese è?»
«Temo…» Will si passò una mano in fronte. «Temo di non saperlo,» le disse, con un sorriso tirato. «Comunque dovremmo essere intorno alla metà di Febbraio.»
«Non hai consultato il calendario questa mattina? E ieri?»
Lui rise. «Purtroppo credo di non avere un calendario,» ammise. «E ho la sensazione che quello che si trova in bottega risalga ormai quasi a cinque anni fa.»
Elizabeth lo guardò prima allibita e poi sbuffò, seccata, mettendo il broncio. Si allontanò da lui di qualche passo e si appoggiò al grosso tavolo con il gomito, mettendosi a fissare altrove.
«Miss Swann, c'è qualcosa che non va?»
Lei non si voltò a guardarlo. «No,» disse, con una voce lievemente contrariata. «Ma almeno hai una valida scusa per esserti presentato alla mia porta senza nemmeno un piccolo fiore da offrirmi.»
«Un fiore?» Si guardò le mani, come se improvvisamente avesse dovuto trovarci qualche cosa che avrebbe potuto darle. «Ma, miss Swann, il vostro compleanno non cade in Febbraio.» Lei lo guardò come se non potesse credere alle proprie orecchie, mentre lui continuava. «Oggi cade forse una qualche ricorrenza di cui mi sono scordato?»
Lei si alzò dal tavolo e incrociò le braccia al petto sotto il suo sguardo confuso. «No, niente di importante,» borbottò, accarezzando distrattamente il pizzo della scollatura e sporgendo il labbro inferiore. «Immagino che tu abbia ben altri pensieri nella testa, per non rammentarti di eventi con così poca importanza.»
«Ma, miss Swann…»
«Oh, ecco che arriva mio padre, finalmente.»
E mentre il governatore si avvicinava a loro Will non riusciva a fare a meno di guardare il suo viso dall'aria delusa e le sue mani che si tormentava in grembo.
«Miss Swann…»
Lei sollevò il mento e stirò un sorriso poco convincente nella sua direzione. «Con il ricavato della vendita di questa spada convincete il signor Brown a comprare un calendario nuovo, o presto dimenticherai anche quando cade la Domenica e smetterai del tutto di riposare.»
«Avete ragione, miss Swann, gliene parlerò.»
Elizabeth sorrise e si parò davanti a lui con aria risoluta, incurvando leggermente il capo da una parte. «Bene, così l'anno prossimo non mi deluderai, non è vero, Will?»
«È una promessa.»
«Molto bene.» Si raddrizzò e gli fece un cenno di saluto col capo. «Arrivederci, quindi, e felice giorno di San Valentino.»
Lui la guardò con la bocca aperta mentre lei gli voltava le spalle e baciava su una guancia suo padre. «Arrivederci, miss Swann» borbottò e sentì un improvviso calore irradiarsi dalle sue guance.. «E felice San Valentino anche a voi.»
E le sorrise, raggiante.

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