mapi_littleowl: (FMA - Hughes/Roy)
[personal profile] mapi_littleowl
Titolo: Il sapore del Natale
Fandom: Fullmetal Alchemist
Personaggi: Maes Hughes, Roy Mustang, citati vari
Pairing: Nessuno
Parte: 1/1
Rating: G
Conteggio Parole: 1517 (Fidipù)
Challenge: Calendario dell'Avvento indetta da [profile] michiru_kaiou7 con il prompt "Durante il periodo natalizio si assiste a un notevole crollo del gusto e dell'intelligenza. Uomini maturi e responsabili indossano cravatte fatte con foglie di agrifoglio e bevono bevande alcoliche piene di uova fresche e di formaggio fresco di latte fermentato" (P. J. O'Rourke)
Riassunto: Una settimana prima di Natale, Hughes fa irruzione al HQ di East City vestito da buffone e portando in dono biscotti e zabaione. Inutile dirlo, Roy non la prende affatto bene.
Note: Posso essere onesta? Appena ho visto il prompt il mio pensiero è stato: "Ok, quindi devo scrivere una storia con un mentecatto?" e appena si è formulata nella mia testa la parola "mentecatto" mi è subito venuto in mente Hughes… (No, non fare così, lo sai che ti amo! ç__ç) Be', è la seconda fic del giorno, quindi io mi sento molto bella. <3 E almeno questa, a differenza dell'altra, c'entra qualcosa col prompt, lol. XD (Massì, ad Amestris non c'è il Natale, lo so, piantatela di rompere. <3)
Spoiler: Nessuno
Disclaimer: Mucca-san no. ♥
Warning: Shoun… no, wait. Non è Shounen ai. Ho scritto una fic con Hughes e Roy NON SHOUNEN AI? *muore*



Qualche volta, Roy si ritrovava davvero a domandarsi che cosa avesse fatto di male nella vita per ritrovarsi con un migliore amico del genere. Se lo era chiesto in accademia, ogni volta che lui saltava fuori con qualche nuova stramberia, e si ritrovava a chiederselo tutte le volte che, dal vivo o per telefono, era costretto a sorbirsi una sessione di foto – o la loro descrizione – fatta con quel tono adorante ed estasiato che troppe volte gli aveva fatto venir voglia di bruciargli la barba.
E se lo stava chiedendo anche adesso mentre, con gli occhi spalancati, si trovava davanti la visione più sconcertante che avesse mai visto. Sbatté le palpebre un paio di volte, tanto per essere sicuro che quello che vedeva fosse veramente reale. D'accordo, che quello lì dentro fosse, effettivamente, Hughes non c'erano dubbi; quello che lo lasciava veramente sconcertato era quello che gli stava attorno. Lo guardò, dal basso verso l'alto, i pantaloni scuri, la giacca da cui spuntava una cravatta decorata con foglioline appuntite e bacche, fin su, sulla testa, dove troneggiava il più orribile cappello rosso e bianco con pon pon che gli ricadeva sulla spalla che lui avesse mai visto. E, per concludere, vide che aveva in mano una borsa ricolma di qualcosa che non riusciva ad identificare e, nell'altra, un cartone bianco ancora chiuso che faceva oscillare nel pugno, sciorinandolo a tutti i presenti.
Roy si alzò, titubante, senza riuscire a distogliere lo sguardo da quella visione agghiacciante. «Hughes?»
L'uomo allargò il suo sorriso e, con suo sommo terrore, fece un passo avanti. «Buon Natale!» gridò, facendo quasi sobbalzare tutti i presenti e, senza attendere risposta, venne ancora nella sua direzione, fermandosi solo un momento tra Fury e Falman per depositare la borsa dalla quale estrasse una lunga pila di bicchieri e un altro sacchetto che, lo capirono immediatamente, conteneva un gran numero di biscotti a forma di albero e stellina e Babbo Natale. «Li ha fatti Gracia, per tutti voi,» dichiarò, orgoglioso, «servitevi!» E così dicendo agguantò dalla scrivania un paio di forbici, con le quali aprì anche un lembo del cartone da cui versò in un paio di bicchieri un liquido così bianco e denso che si sarebbe potuto benissimo confondere per latte. Raccolse i bicchieri dal tavolo e, finalmente, si diresse verso Roy che, nel frattempo, aveva fatto il giro della scrivania e, adesso, si trovava esattamente davanti a lui: «Hughes, si può sapere che stai facendo tu qui?»
Hughes lo raggiunse e sollevò un bicchiere nella sua direzione, mentre gli infilava l'altro tra le dita. «Buon Natale, Roy!» esclamò di nuovo, bevendo una generosa sorsata dal suo bicchiere, prima di appoggiarlo in un angolo della scrivania.
Roy guardò il liquido biancastro e inarcò un sopracciglio. «Che roba è?» chiese, piegando la bocca in una smorfia di disgusto.
Hughes spalancò gli occhi: «Come sarebbe a dire che roba è? È zabaione, mi pare ovvio.»
«Zabaione,» ripeté lui, esitando ancora solo un momento per appoggiare il suo bicchiere accanto a quello di Hughes, ancora pieno. «E perché diavolo avresti portato lo zabaione, Hughes?»
Lui inarcò entrambe le sopracciglia senza che il sorriso sparisse dal suo volto: «Che altro avrei dovuto portare? Coca Cola? È Natale, cosa dice "Natale" più dello zabaione, scusa?» Tacque un momento e gli strinse un braccio attorno alle spalle, portandosi così vicino a lui che gli sembrava di condividere la stessa aria. «L'ho comprato qui in città, quindi non è fatto in casa, ma è davvero buonissimo!» gli garantì, facendogli il segno con le dita. «Assaggiane solo un goccio e vedrai: sa di Natale.»
Roy fece una smorfia poco convinta e, rapidamente, occhieggiò il suo bicchiere ancora colmo dove il liquido oscillava appena. «Non ci penso neanche,» disse, scuotendo il capo. «E poi,» gli fece presente, scostandosi e liberandosi dalla sua presa, «Natale è tra più di una settimana.»
Hughes non parve minimamente impressionato dalle sue parole, anzi, se possibile il suo sorriso si allargò ancora di più. «Lo so benissimo,» gli disse ergendosi in tutta la sua statura, con quel cappello in testa che lo faceva sembrare un buffone o un giullare di corte. «È per questo che sono venuto adesso: Natale è un giorno che bisogna passare con la famiglia, e io ho tutta l'intenzione di passarlo con la mia splendida moglie e la mia splendida figlia, cosa credi?»
«Quindi esattamente cosa sei venuto qui a fare?» gli chiese a bruciapelo, sperando così di evitare, oltre a tutto quello che stava succedendo, di doversi anche sorbire le sue vanterie su sua moglie e sua figlia e, in generale, su tutta la sua vita.
«Sono venuto qui apposta per te, se vuoi saperlo» gli disse lui, appoggiandogli una mano sulla spalla. «Visto che so che non riuscirei a convincerti a venire a Central da noi per Natale nemmeno se ti minacciassi, ho pensato che sarebbe stato meglio e più conveniente portare il Natale qui da te!»
«Nessuno te l'ha chiesto», mormorò, indietreggiando appena e appoggiando il bacino contro la scrivania e incrociando le braccia al petto, con aria risoluta. «E comunque, nel caso non l'avessi notato, qui stiamo lavorando. Questo ufficio non è un parco giochi in cui tu puoi entrare e fare i tuoi comodi, sono stato chiaro?»
Hughes inarcò un sopracciglio e si voltò, lanciando un'occhiata eloquente agli altri cinque soldati presenti nella stanza. «A me non pare proprio che abbiate un così gran da fare, qui.»
Roy sollevò la testa di scatto e, quando finalmente si degnò di guardare i suoi uomini, provò per la prima volta il desiderio di incenerirli da capo a piedi, l'uno dopo l'altro. Non solo avevano smesso di fare qualsiasi cosa stessero facendo o avrebbero dovuto fare da quando Hughes era entrato, ma si erano addirittura messi a bighellonare per l'ufficio con in mano quei maledetti bicchieri di zabaione e i biscotti dalle forme più assurde, completamente assorbiti da quell'aria festosa che aveva fatto irruzione poco prima nella stanza. Fuori di sé dal nervoso, fece scorrere il suo sguardo su Havoc, intento a discutere con Breda e Falman di chissà quali vecchie leggende popolari legate a chissà quali figure leggendarie, e poi su Fury, che si arrampicava sul tavolo nel tentativo di afferrare qualsiasi biscotto non fosse già stato rifilato al cane mentre Hawkeye… «Tenente!» gridò, all'improvviso, mentre la donna era intenta a versare nel bicchiere che aveva in mano un altro goccio di liquido biancastro. «Che stai facendo?»
Lei lo guardò con espressione quasi assente – colpa del liquore? – e si strinse nelle spalle, riappoggiando il cartone sul tavolo. «Siamo stranamente in pari col lavoro,» gli disse, la voce quasi del tutto atona, «quindi non credo che ci sia qualcosa di male se, una volta ogni tanto, ci prendiamo un po' di tempo. Tanto il Tenente Colonnello non si tratterrà comunque a lungo, e presto ritorneremo al lavoro.»
Dal fondo della stanza qualcuno – forse Havoc – urlò un «Ben detto!», mentre accanto a lui, Hughes scoppiava a ridere, gettando il capo all'indietro. Roy lo guardò piccato, sentendosi completamente tradito e abbandonato da tutti i fronti e lui, di tutta risposta, gli strinse le spalle, facendolo dondolare a destra e a sinistra. «Dai, Roy, fa come se sia già Natale!» Poi smise di dondolarlo e allentò la presta, guardandolo dritto negli occhi per un lungo momento e Roy sentì il petto stringersi in una morsa mentre gli sembrava che quello sguardo gli entrasse fin dentro l'anima e, sebbene cercasse di resistere il più possibile, alla fine si ritrovò a capitolare. Sospirò. «Tu sei impossibile, Hughes.»
L'uomo rise, battendogli una mano sulla schiena e gli cacciò in mano il bicchiere ricolmo di zabaione mentre, cogliendolo alla sprovvista, gli calava sulla testa un berretto da Babbo Natale identico al suo e spuntato da chissà dove. «Hughes!» si lamentò lui, ma l'altro bloccò l'insorgere di ogni protesta piazzandogli un dito sotto il naso. «Niente storie!» lo rimproverò, indicando il suo bicchiere. «E ora bevi, così possiamo iniziare a festeggiare per davvero.»
Roy lo guardò, poi guardò la stanza, gli ammutinati con le labbra superiori macchiate di bianco, le briciole di biscotto sparse per tutto il tavolo e il pavimento e chiuse gli occhi, esalando un lungo, esausto respiro: «Solo un bicchiere,» disse, sollevando il pungo in cui lo stringeva. «Poi mi levo questo affare dalla testa, e ricominciamo a lavorare.»
Hughes sorrise, arricciando gli angoli della bocca: «Tu inizia a bere quello, di quello che ne sarà poi, ne riparliamo dopo.»
Roy rimase un momento immobile sotto il pelo bianco che gli scendeva sugli occhi, consapevole che, per quanto ci avrebbe provato, non sarebbe mai riuscito ad ottenere più di così, da parte sua. «E sia,» disse, piegando il bicchiere nella sua direzione. «Visto che ci tieni così tanto, buon Natale!»
E mentre beveva, poteva soltanto sentire il liquido caldo e bruciante che gli scendeva per la gola e le risate e i commenti e gli auguri che gli arrivavano con mille voci e sfumature da tutti coloro che si trovavano nella stanza. Oh, sì, pensò, suo malgrado. Sa davvero di Natale.

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