mapi_littleowl: (FMA - Hughes/Roy)
[personal profile] mapi_littleowl
Titolo: Feeling like at home
Fandom: Fullmetal Alchemist
Personaggi: Maes Hughes, Roy Mustang
Pairing: Hughes/Roy
Rating: NC17, stando larghi
Conteggio Parole: 675 (Fidipù)
Challenge: Le rose di San Valentino – 3 Febbraio @ [livejournal.com profile] michiru_kaiou7
Prompt: Even if it is forbidden
Riassunto: Forse è davvero sbagliato, pensi. Forse sono tutte suggestioni dettate dal tuo egoismo, ma non puoi farci niente. Perché, come accade tutte le volte che varchi la soglia della tua abitazione e trovi lei ad aspettarti con il suo splendido sorriso sulle labbra, anche lì ti senti a casa.
Note: Credo che sia tipo la prima volta in vita mia che mi trovo a scrivere in seconda persona. Uau. Non so se ho gestito bene Hughes, forse è un pelino OOC? Spero tanto di no. XD Un giorno mi passerà la fissa per sti due, davvero. Succederà di sicuro. Forse.
Spoiler: Nessuno
Disclaimer: Arakawa no.
Warning: Hughes POV, Lime, PWP, Yaoi



La tua bocca è sulla sua, le mani sotto la sua camicia e non puoi fare a meno di sentirti veramente uomo tutte le volte che lui spinge il bacino contro il tuo, contro la tua eccitazione che preme furiosamente contro i pantaloni.
Lui geme, lo senti benissimo nonostante faccia di tutto per controllare i suoni che gli escono dalla bocca, e tu ti avvicini di più, ti fai più audace, perché non puoi impedire al tuo corpo di reagire senza controllo quando senti che le sue difese crollano, quando capisci di aver attraversato la breccia che separa l'immagine che il resto del mondo ha di lui da quella che soltanto tu puoi vedere, nel buio di quella camera da letto.
Abbassa le mani, ti libera dei calzoni e tu fai altrettanto prima di spingerlo contro il bordo del letto, sul materasso che si infossa sotto il vostro peso. Lo baci di nuovo e lui ti circonda le spalle con le braccia mentre la tua mano si infila tra le sue gambe per toccarlo, per aprirlo là dove nessun uomo avrebbe mai avuto il diritto nemmeno di posare lo sguardo.
Lui si inarca, con violenza, e chiama il tuo nome come se non fossi tu a procurargli tutto il male che gli attraversa la schiena e tu aggiungi un altro dito e forse un terzo, perché quel calore è così intossicante da farti perdere il controllo e la ragione. Il suo respiro contro la tua bocca è rovente, quasi come le fiamme che hai visto scaturire dalla punta delle sue dita, e quando senti che inizia a rilassarsi fai scivolare fuori le dita e ti appoggi a lui, sollevandogli i fianchi quanto basta prima di prenderlo, lentamente, assaporando ogni istante come se la tua vita dipendesse solo da quello.
La sua carne è cedevole, le sue pareti si aprono sotto la tua spinta e tu vai fino in fondo, perché non puoi farne a meno, perché dentro di te sai che ogni volta potrebbe essere l'ultima e devi farglielo capire, nonostante lui non voglia che tu lo dica, devi fargli capire in ogni modo che non è né un gioco né un atto di pietà, che lo fai perché davvero hai bisogno di lui.
Perché lo ami.
E per questo non puoi fare a meno di sentirti in colpa. Non perché stai tradendo la fiducia di una donna meravigliosa che, in questo momento, è nella vostra casa ad aspettarti con vostra figlia in grembo, ma perché sai di non poter fare a meno né di uno né dell'altra, perché vorresti essere in grado di scegliere e non puoi, semplicemente, perché hai bisogno di tutti e due per sentirti veramente completo.
Sai benissimo che nessuno capirebbe. Non puoi farlo, ti direbbero e ti sentiresti ripetere che è sbagliato, di pensare a tua moglie, alla tua famiglia, come se tu non le amassi davvero, come il fatto di amare quest'uomo fosse un'onta inammissibile da cancellare dalla faccia della terra.
Lo senti inarcarsi, tremare, gridare il tuo nome a pieni polmoni e poi lo vedi venire, sul proprio stomaco, sulla tua mano stretta attorno a lui che si muove allo stesso ritmo delle tue spinte. E tu non ci metti molto a raggiungerlo. Ti riversi dentro di lui, nel suo calore, come a voler marchiare quel territorio come tuo, nonostante sai benissimo che lui non concederebbe mai a nessun altro uomo ciò che ha dato a te.
Scivoli fuori con lentezza e rotoli al suo fianco, la testa appoggiata contro il suo petto che ancora si muove ansante, su e giù, nel tentativo di recuperare il suo respiro. Ti accarezza la fronte con due dita e tu sorridi, strusciando il naso contro la sua gola.
«Hughes?»
«Ti amo.»
Forse è davvero sbagliato, pensi. Forse sono tutte suggestioni dettate dal tuo egoismo, ma non puoi farci niente. Perché, come accade tutte le volte che varchi la soglia della tua abitazione e trovi lei ad aspettarti con il suo splendido sorriso sulle labbra, anche lì ti senti a casa.

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