mapi_littleowl: (FMA - Hughes/Roy)
[personal profile] mapi_littleowl
Titolo: At last, I see
Fandom: Fullmetal Alchemist
Personaggi: Roy Mustang, gentagliume vario di contorno
Pairing: Nessuno
Rating: G
Conteggio Parole: 1150 (Fidipù)
Challenge: COW-T @ [livejournal.com profile] maridichallenge
Prompt: [II Settimana – Missone 2] Coraggio
Riassunto: Se avesse funzionato, quello sarebbe stato solo l'inizio. Era pronto a fare ciò che tutti coloro che adesso erano riuniti in quella stanza si aspettavano che lui facesse? Sarebbe stato davvero in grado di mantenere la sua promessa? Avrebbe avuto la forza di ricostruire un Paese intero, lo stesso che aveva aiutato a distruggere con le sue stesse mani?
Sapeva che avrebbe ottenuto quella risposta solo se avesse aperto gli occhi; quello che non sapeva, era se avesse abbastanza coraggio per compiere quel passo.

Note: Credo che ci siano percorsi obbligati nella vita di tutti i fan e da brava groupie di Roy – e persona geneticamente portata ad adorare qualsiasi cosa riguardi la cecità, specie nei suoi personaggi preferiti – non potevo lasciarmi sfuggire questa occasione. ^^ In realtà questa cosina è un strascico della settimana scorsa che, tu sai perché, avevo scritto per "Sereno": poi rileggendola mi sono accorta che con Sereno non aveva una cippa da spartire e che se avessi sistemato due o tre cosette poteva funzionare per Coraggio, quindi eccola qua. XD
Spoiler: Vol 27, Ch. 108
Disclaimer: Mucca-san no. ♥
Warning: Nessuno



Quando il dottor Marco fece scivolare via le bende dal suo viso, Roy non accennò minimamente ad aprire gli occhi. Contrasse le palpebre e strinse i pugni ma, per un lunghissimo momento, rimase assolutamente immobile, il mento sollevato e il cuore che gli batteva nel petto all'impazzata, mentre cercava inutilmente di dissuadere le sue orecchie dall'ascoltare il rumore pesante dei respiri di tutti coloro che lo circondavano.
Oltre al Tenente – lui le aveva chiesto di uscire, prima che Marco arrivasse, ma lei era stata irremovibile – aveva riconosciuto anche la voce secca di Knox e quella bassa e profonda di Breda che in quel momento doveva trovarsi nell'angolo in fondo, insieme a Fury, mentre sapeva per istinto che Havoc era lì, alla sua destra, esattamente tra il letto e la finestra – ancora seduto su quella sedia a rotelle che, stando a ciò che sia Breda che Maria Ross gli raccontavano, avrebbe abbandonato molto presto – e che continuava a fissarlo con i suoi occhi chiari, in attesa che lui gli restituisse finalmente lo sguardo.
Abbassò leggermente il mento. Nessuno di loro aveva accettato di lasciarlo a compiere quel passo da solo e, in cuor suo, non sapeva se essere grato per quello che stavano facendo o avere paura, perché se non avesse funzionato non sarebbe stato in grado di rimanere immobile ad ascoltare i loro visi gemere e imprecare in un silenzio che aveva ormai cominciato a conoscere come una volta conosceva il palmo della sua mano.
Deglutì a vuoto e, per la prima volta, si lasciò scappare un sospiro quando il ricordo di Havoc steso su quel letto di ospedale lo colpì come un pugno nello stomaco. Per lui aveva funzionato, pensò, la mascella serrata. E si tratta della Pietra Filosofale, dopotutto. Possibile che tutte quelle morti e tutti quei sacrifici non sono nemmeno in grado di ridare a lui l'uso di due occhi soli?
Si leccò le labbra secche e si accarezzò i polpastrelli, ancora incapace di trovare il coraggio per aprire finalmente gli occhi. Se avesse funzionato, quello sarebbe stato solo l'inizio. Era pronto a fare ciò che tutti coloro che adesso erano riuniti in quella stanza si aspettavano che lui facesse? Sarebbe stato davvero in grado di mantenere la sua promessa? Avrebbe avuto la forza di ricostruire un Paese intero, lo stesso che aveva aiutato a distruggere con le sue stesse mani?
Sapeva che avrebbe ottenuto quella risposta solo se avesse aperto gli occhi; quello che non sapeva, era se avesse abbastanza coraggio per compiere quel passo.
Ha forse dimenticato la promessa fatta al Generale Hughes?
Piegò le labbra in una smorfia quasi divertita e strinse i pugni, quando gli tornarono alla mente quelle parole. Se avesse mollato adesso, si sarebbe ritrovato tra i piedi il fantasma di Hughes per l'eternità, poco ma sicuro; nonostante sentisse tutto il suo corpo tremare alla sola idea, non gli restava che andare avanti, fino a che non avesse finalmente raggiunto almeno uno dei suoi obiettivi. Lo doveva a Hughes come lo doveva a tutti coloro che, fino al giorno prima, avevano creduto che lui fosse in grado di farlo.
Fece un breve cenno d'assenso col capo e sentì tutti i presenti trattenere il respiro. Percepì nitidamente la presenza di Marco – o quello che pensava essere lui – avvicinarsi ancora di più al suo viso e, quando finalmente si decise a sollevare le palpebre, gli sembrò che quello fosse il gesto più difficile e faticoso che avesse mai fatto in tutta la sua vita.
Aprì le palpebre, spalancò gli occhi e per un lunghissimo istante non fece niente, non disse una parola, non voltò il capo. Rimase immobile, gli occhi fissi davanti a sé, il respiro incastrato nel nodo della sua gola che non accennava a sciogliersi o scomparire.
«Come va?» la voce del dottore irruppe nella patina di ombra e silenzio che lo avvolgeva e lui sollevò il mento, alla ricerca di un viso familiare che, nonostante gli sforzi, non riusciva a vedere.
Scosse il capo. «Niente.»
Il silenziò che piombò nella stanza fu il suono più assordante che avesse mai sentito. Deglutì e sbatté le palpebre, un paio di volte, alla ricerca di una fonte di luce, una piccola, e dopo un momento sentì una mano forte e pesante poggiarsi sulla sua spalla sinistra, accompagnata dall'odore di sigaretta e disinfettante. «Fa con calma, Complice,» gli disse Knox, stringendo la presa per sottolineare le proprie parole. «È tutto normale, datti tempo.»
Lui inspirò ed espirò velocemente e quando la voce calma e pacata di Marco gli confermò le parole dell'altro medico chiuse di nuovo gli occhi, i pugni stretti con così tanta forza da farsi male alle nocche.
D'accordo, con calma. Posso farcela.
Socchiuse di nuovo le palpebre con lentezza esasperante e, quando aprì di nuovo gli occhi, il risultato non era cambiato minimamente. Ancora il buio, il niente, solo i suoni che si plasmavano in linee provenienti dai ricordi che lui aveva di come fosse fatto il mondo, ma quando tentò di aprire la bocca per dire che nulla era cambiato, il fiato gli rimase incastrato di nuovo in gola, tra lo stomaco e le labbra, e per un istante ebbe l'impressione di trovarsi in un mondo completamente diverso dal suo.
Era un ombra, quella?
Sbatté le palpebre velocemente, nonostante sia Knox che Marco gli continuassero a ripetere di fare con calma, e tutto il suo corpo fremette quando nell'oscurità che lo circondava riuscì ad individuare un piccolo fascio di luce.
Non era bianca e forse non era nemmeno luce, ma era qualcosa, una piega, un contorno, una linea che diventava sempre più nitida mano a mano che lui continuava ad osservarla e quando fece roteare le pupille quella linea crebbe e si allungò, moltiplicandosi, trasformandosi in qualcosa di netto e definibile, qualcosa che non apparteneva ai suoi ricordi evanescenti ma che si consolidava sempre di più, fino a che ogni cosa non assunse una sua forma, fino a che il colore iniziò a farsi largo debolmente, fino a che non fu in grado di distinguere chiaramente l'aspetto di quella cosa che, nonostante ancora le ombre cercassero di prevaricare sulla luce che i suoi occhi tanto cercavano, poteva distinguere chiaramente.
«Dottor Marco?»
L'uomo si chinò un po' avanti, vagamente accigliato. «Sì, cosa c'è?»
«Devo dirle che la sua faccia è la prima cosa bella che vedo da un'infinità di tempo.»
E non sarebbe stata l'ultima, pensò subito dopo, quando le esclamazioni di gioia e i singhiozzi mal repressi arrivarono tutti mescolati fino alle sue orecchie. Avrebbe rivisto le facce, i luoghi, avrebbe rivisto ogni cosa che fino a quel giorno gli sembrava essergli ormai negata per sempre e, se avesse avuto abbastanza forza, sarebbe stato in grado vedere anche il futuro del suo Paese che non aveva potuto far altro che sognare.
Tutto cominciava lì – e non sarebbe stata questa, la sua fine.

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