[Gundam Wing] Il portavoce della pace
Jan. 29th, 2012 08:09 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Il portavoce della pace
Fandom: Gundam Wing
Personaggi: Dekim Barton, Heero Yuy (il pacifista)
Pairing: Nessuno
Rating: G
Conteggio Parole: 1016 (Fidipù)
Challenge: COW-T 2 @
maridichallenge
Prompt: [II Settimana – Missone 2] Omicidio (su commissione)
Riassunto:«Non importa. Che questo attentato sia solo una minaccia o una certezza, niente potrebbe farmi cambiare idea. Se fuggissi adesso,» disse, interrompendo sul nascere ogni replica, «che messaggio lancerei a tutti coloro che credono in me? Non voglio fuggire dai miei nemici. Resterò fino alla fine, e se dovessero uccidermi, voglio che l'ultima parola ad uscire dalla mia bocca sia "Pace"!»
Note: Voglio dire, Gundam Wing COMINCIA con un omicidio su commissione, come potevo non scriverne? Solo, che invece di indagare l'animo di Odin come faccio sempre, questa volta sono passata dall'altro lato della barricata. Sono abbastanza fiera di come sia venuta, non lo nego, anche perché segretamente mi piace un sacco scrivere su questi personaggi che non si fila mai nessuno. XD
Ringraziamenti: A Sonia, che l'ha letta in anteprima. ♥
Spoiler: Episdoe Zero
Disclaimer: Sunrise
Warning: Nessuno
«Cerca di ragionare, Heero!»
La stanza d'albergo era in penombra e uno dei due uomini che in quel momento l'occupava era in piedi, vicino alla finestra, con un bicchiere di whiskey mezzo vuoto in mano. Si girò lentamente verso l'interno della stanza e gettò lo sguardo in direzione dell'altro uomo che, il pugno premuto sulla superficie lucida del tavolino, lo guardava con gli occhi fiammeggianti.
«Io sto ragionando, Dekim,» disse, osservandolo con un cipiglio duro. «Domani terrò il mio discorso, anche se fosse l'ultima cosa che faccio.»
Dekim Barton chiuse gli occhi e, dopo un pallido tentativo di resistenza, si lasciò cadere su una poltrona. Si coprì il viso con una mano e sbuffò, scuotendo il capo: «È proprio questo il punto.» Dopo un momento lasciò cadere stancamente il braccio al suo fianco e tornò a guardare l'altro uomo con le sopracciglia irsute aggrottate. «Quel discorso potrebbe davvero essere l'ultima cosa che farai nella tua vita.»
«Così sia.»
«E quindi cosa?» sbottò, come se non avesse sentito l'interruzione dell'altro: «Intendi gettare al vento la tua vita per inseguire uno stupido ideale? Siamo amici da tanto tempo, Heero, ma te lo devo dire: questa è pazzia!»
Heero Yuy rimase un momento in silenzio. Bevve in un sorso ciò che rimaneva del suo whiskey e poi appoggiò il bicchiere ad un'estremità del tavolino, guardando Dekim con un'espressione risoluta che tradiva la tristezza di fondo che si celava nei suoi occhi.
«Stupido?» chiese, la foce straordinariamente ferma. «Credi che la pace, la collaborazione tra esseri umani indipendentemente da dove essi provengano, sia stupida?»
Dekim scosse il capo. «In un mondo come il nostro? Sì.» Heero gli voltò le spalle per un momento, ma lui continuò: «Che ti piaccia o no, nessuno vuole la pace. Nessuno che conti davvero vuole la pace che tu ti auspichi,» si corresse, chinando il busto sopra il tavolino con aria minacciosa. «I leader terrestri sono pronti a scatenare questa guerra da un momento all'altro, e le tue belle parole non faranno cambiare loro idea per tutto l'oro del mondo.»
Heero tornò a guardarlo negli occhi. «E la gente, Dekim? Che mi dici della gente?» Tacque un momento e, quando non ebbe risposta, continuò: «Pensi che anche loro vogliano la guerra? Pensi che siano disposti a mandare i loro figli al macello? Il mondo va avanti sulle spalle della gente e se riuscissimo ad arrivare al loro cuore, Dekim, al cuore delle persone, non delle istituzioni, possiamo ottenere qualcosa. Possiamo ottenere quello che vogliamo.»
Dekim si passò stancamente una mano sulla faccia e non aggiunse altro. Heero Yuy era un leader di grande carisma e un uomo dalla forte tempra morale; se solo non fosse stato uno sciocco idealista e testardo come un mulo in sovrappiù probabilmente la sua strada non lo avrebbe portato verso quel baratro da cui non esisteva via di fuga.
«Lasciamo perdere,» disse, con una nota di risentimento mal celata nella voce. «Continua pure la tua battaglia, se vuoi, non sarò io a fermarti. Solo,» aggiunse, rivolgendogli uno sguardo un po' più mite, «lascia perdere il discorso di domani. Te lo dico per il tuo bene, Heero.»
Il suo amico si versò ancora un po' di liquore nel bicchiere, ma non ne bevve neanche una goccia. «Te l'ho già detto, terrò quel discorso comunque andrà a finire.»
«Finirà male,» pronosticò l'altro, fulminandolo con lo sguardo.
«Non ne siamo sicuri.»
«Ho le mie fonti.»
«Tu stesso mi hai detto che quelle tue fonti non sono poi così affidabili,» ribatté, con l'ombra di un sorriso sulle labbra e Dekim sbatté di nuovo il pugno contro il tavolino, facendolo tremare.
«Sì, maledizione, e vorrei non averlo fatto! Ma tu devi darmi ascolto e pensare alla tua sicurezza.»
Heero scosse il capo. «Non importa. Che questo attentato sia solo una minaccia o una certezza, niente potrebbe farmi cambiare idea. Se fuggissi adesso,» disse, interrompendo sul nascere ogni replica, «che messaggio lancerei a tutti coloro che credono in me? Non voglio fuggire dai miei nemici. Resterò fino alla fine, e se dovessero uccidermi, voglio che l'ultima parola ad uscire dalla mia bocca sia "Pace"!»
Dekim arretrò lentamente, fino a trovarsi con le spalle contro lo schienale della sedia. Dentro di sé sentiva tutto il suo essere fremere e ribollire per la rabbia, ma il tono con cui aveva parlato e il bagliore letale che risplendeva nei suoi occhi lo costrinsero al silenzio. Dopo un momento, le sue labbra si piegarono in una smorfia amara. «Se tu potessi vedere il tuo sguardo in questo momento. Fai paura. Più paura di quei soldati che si preparano a scendere in guerra.»
Heero, tutt'altro che colpito da questa frase, sorrise. «Forse lo diventerò davvero. Un soldato perfetto, un combattente che scende in campo per la pace con le armi della parola e della ragione.»
Dekim, nonostante tutto, si trovò a ridacchiare: «Non dire sciocchezze. Come potresti essere un soldato e un pacifista al tempo stesso? Questi due aspetti non possono coesistere.»
«Io dico di sì.»
Il silenzio cadde nuovamente nella stanza, pesante come un mantello. I due uomini rimasero a guardarsi l'un l'altro senza dire una parola, troppo provati o troppo stanchi per discutere oltre. Dekim prese il suo bicchiere e lo riempì generosamente, bevendo poi un lungo, lento sorso di liquore.
«Posso farti cambiare idea, in qualunque modo?» chiese, la voce bassa. Heero si limitò a scuotere il capo con grande risolutezza e dignità e, quando si rese conto che il suo amico ormai era capitolato, gli concesse un sorriso di consolazione.
«La mia scorta è stata avvertita e hanno già predisposto le misure di sicurezza necessarie, come fanno sempre del resto. E poi,» disse, levando finalmente il bicchiere verso l'alto, «se dovesse accadermi qualcosa, ci penserai tu a trovare un nuovo me, non è così?»
Dekim fece una smorfia ma levò comunque il suo bicchiere. «Spero di non doverlo fare.»
I loro bicchieri tintinnarono l'uno contro l'altro nel silenzio della notte, lasciando che una sola gocce di liquore scivolassero oltre i bordi, e quando più avanti Dekim Barton avrebbe ricordato quella notte come l'ultimo brindisi scambiato con Heero Yuy, quel tintinnio sarebbe tornato nelle sue orecchie come il sibilo letale di un fucile che si era lasciato alle spalle soltanto il bossolo di un proiettile.
Fandom: Gundam Wing
Personaggi: Dekim Barton, Heero Yuy (il pacifista)
Pairing: Nessuno
Rating: G
Conteggio Parole: 1016 (Fidipù)
Challenge: COW-T 2 @
![[livejournal.com profile]](https://www.dreamwidth.org/img/external/lj-community.gif)
Prompt: [II Settimana – Missone 2] Omicidio (su commissione)
Riassunto:«Non importa. Che questo attentato sia solo una minaccia o una certezza, niente potrebbe farmi cambiare idea. Se fuggissi adesso,» disse, interrompendo sul nascere ogni replica, «che messaggio lancerei a tutti coloro che credono in me? Non voglio fuggire dai miei nemici. Resterò fino alla fine, e se dovessero uccidermi, voglio che l'ultima parola ad uscire dalla mia bocca sia "Pace"!»
Note: Voglio dire, Gundam Wing COMINCIA con un omicidio su commissione, come potevo non scriverne? Solo, che invece di indagare l'animo di Odin come faccio sempre, questa volta sono passata dall'altro lato della barricata. Sono abbastanza fiera di come sia venuta, non lo nego, anche perché segretamente mi piace un sacco scrivere su questi personaggi che non si fila mai nessuno. XD
Ringraziamenti: A Sonia, che l'ha letta in anteprima. ♥
Spoiler: Episdoe Zero
Disclaimer: Sunrise
Warning: Nessuno
«Cerca di ragionare, Heero!»
La stanza d'albergo era in penombra e uno dei due uomini che in quel momento l'occupava era in piedi, vicino alla finestra, con un bicchiere di whiskey mezzo vuoto in mano. Si girò lentamente verso l'interno della stanza e gettò lo sguardo in direzione dell'altro uomo che, il pugno premuto sulla superficie lucida del tavolino, lo guardava con gli occhi fiammeggianti.
«Io sto ragionando, Dekim,» disse, osservandolo con un cipiglio duro. «Domani terrò il mio discorso, anche se fosse l'ultima cosa che faccio.»
Dekim Barton chiuse gli occhi e, dopo un pallido tentativo di resistenza, si lasciò cadere su una poltrona. Si coprì il viso con una mano e sbuffò, scuotendo il capo: «È proprio questo il punto.» Dopo un momento lasciò cadere stancamente il braccio al suo fianco e tornò a guardare l'altro uomo con le sopracciglia irsute aggrottate. «Quel discorso potrebbe davvero essere l'ultima cosa che farai nella tua vita.»
«Così sia.»
«E quindi cosa?» sbottò, come se non avesse sentito l'interruzione dell'altro: «Intendi gettare al vento la tua vita per inseguire uno stupido ideale? Siamo amici da tanto tempo, Heero, ma te lo devo dire: questa è pazzia!»
Heero Yuy rimase un momento in silenzio. Bevve in un sorso ciò che rimaneva del suo whiskey e poi appoggiò il bicchiere ad un'estremità del tavolino, guardando Dekim con un'espressione risoluta che tradiva la tristezza di fondo che si celava nei suoi occhi.
«Stupido?» chiese, la foce straordinariamente ferma. «Credi che la pace, la collaborazione tra esseri umani indipendentemente da dove essi provengano, sia stupida?»
Dekim scosse il capo. «In un mondo come il nostro? Sì.» Heero gli voltò le spalle per un momento, ma lui continuò: «Che ti piaccia o no, nessuno vuole la pace. Nessuno che conti davvero vuole la pace che tu ti auspichi,» si corresse, chinando il busto sopra il tavolino con aria minacciosa. «I leader terrestri sono pronti a scatenare questa guerra da un momento all'altro, e le tue belle parole non faranno cambiare loro idea per tutto l'oro del mondo.»
Heero tornò a guardarlo negli occhi. «E la gente, Dekim? Che mi dici della gente?» Tacque un momento e, quando non ebbe risposta, continuò: «Pensi che anche loro vogliano la guerra? Pensi che siano disposti a mandare i loro figli al macello? Il mondo va avanti sulle spalle della gente e se riuscissimo ad arrivare al loro cuore, Dekim, al cuore delle persone, non delle istituzioni, possiamo ottenere qualcosa. Possiamo ottenere quello che vogliamo.»
Dekim si passò stancamente una mano sulla faccia e non aggiunse altro. Heero Yuy era un leader di grande carisma e un uomo dalla forte tempra morale; se solo non fosse stato uno sciocco idealista e testardo come un mulo in sovrappiù probabilmente la sua strada non lo avrebbe portato verso quel baratro da cui non esisteva via di fuga.
«Lasciamo perdere,» disse, con una nota di risentimento mal celata nella voce. «Continua pure la tua battaglia, se vuoi, non sarò io a fermarti. Solo,» aggiunse, rivolgendogli uno sguardo un po' più mite, «lascia perdere il discorso di domani. Te lo dico per il tuo bene, Heero.»
Il suo amico si versò ancora un po' di liquore nel bicchiere, ma non ne bevve neanche una goccia. «Te l'ho già detto, terrò quel discorso comunque andrà a finire.»
«Finirà male,» pronosticò l'altro, fulminandolo con lo sguardo.
«Non ne siamo sicuri.»
«Ho le mie fonti.»
«Tu stesso mi hai detto che quelle tue fonti non sono poi così affidabili,» ribatté, con l'ombra di un sorriso sulle labbra e Dekim sbatté di nuovo il pugno contro il tavolino, facendolo tremare.
«Sì, maledizione, e vorrei non averlo fatto! Ma tu devi darmi ascolto e pensare alla tua sicurezza.»
Heero scosse il capo. «Non importa. Che questo attentato sia solo una minaccia o una certezza, niente potrebbe farmi cambiare idea. Se fuggissi adesso,» disse, interrompendo sul nascere ogni replica, «che messaggio lancerei a tutti coloro che credono in me? Non voglio fuggire dai miei nemici. Resterò fino alla fine, e se dovessero uccidermi, voglio che l'ultima parola ad uscire dalla mia bocca sia "Pace"!»
Dekim arretrò lentamente, fino a trovarsi con le spalle contro lo schienale della sedia. Dentro di sé sentiva tutto il suo essere fremere e ribollire per la rabbia, ma il tono con cui aveva parlato e il bagliore letale che risplendeva nei suoi occhi lo costrinsero al silenzio. Dopo un momento, le sue labbra si piegarono in una smorfia amara. «Se tu potessi vedere il tuo sguardo in questo momento. Fai paura. Più paura di quei soldati che si preparano a scendere in guerra.»
Heero, tutt'altro che colpito da questa frase, sorrise. «Forse lo diventerò davvero. Un soldato perfetto, un combattente che scende in campo per la pace con le armi della parola e della ragione.»
Dekim, nonostante tutto, si trovò a ridacchiare: «Non dire sciocchezze. Come potresti essere un soldato e un pacifista al tempo stesso? Questi due aspetti non possono coesistere.»
«Io dico di sì.»
Il silenzio cadde nuovamente nella stanza, pesante come un mantello. I due uomini rimasero a guardarsi l'un l'altro senza dire una parola, troppo provati o troppo stanchi per discutere oltre. Dekim prese il suo bicchiere e lo riempì generosamente, bevendo poi un lungo, lento sorso di liquore.
«Posso farti cambiare idea, in qualunque modo?» chiese, la voce bassa. Heero si limitò a scuotere il capo con grande risolutezza e dignità e, quando si rese conto che il suo amico ormai era capitolato, gli concesse un sorriso di consolazione.
«La mia scorta è stata avvertita e hanno già predisposto le misure di sicurezza necessarie, come fanno sempre del resto. E poi,» disse, levando finalmente il bicchiere verso l'alto, «se dovesse accadermi qualcosa, ci penserai tu a trovare un nuovo me, non è così?»
Dekim fece una smorfia ma levò comunque il suo bicchiere. «Spero di non doverlo fare.»
I loro bicchieri tintinnarono l'uno contro l'altro nel silenzio della notte, lasciando che una sola gocce di liquore scivolassero oltre i bordi, e quando più avanti Dekim Barton avrebbe ricordato quella notte come l'ultimo brindisi scambiato con Heero Yuy, quel tintinnio sarebbe tornato nelle sue orecchie come il sibilo letale di un fucile che si era lasciato alle spalle soltanto il bossolo di un proiettile.