mapi_littleowl: (Saiyuki - Sanzo)
[personal profile] mapi_littleowl
Titolo: Bella note di luna piena
Fandom: Saiyuki
Personaggi: Nii Jyeni
Pairing: Komyou/Nii, per così dire.
Parte: 1/1
Rating: NC17
Conteggio Parole: 1379 (Fidipù)
Challenge: [livejournal.com profile] mmom_italia's Month of Masturbation
Riassunto: Per Nii quella notte è troppo bella per lavorare e poi, quando si trovano certi compagni di giochi…
Note: Suona male se dico che sta roba ce l'ho in mente dall'alba dei tempi? Va be', va be'. Dedicata a [livejournal.com profile] sonia_sama, con tanto ammmore, visto che a lei 'sti due piacciono da morire. Spero ti piaccia, cucciola. ♥
Spoiler: Nessuno
Disclaimer: Saiyuki e i suoi personaggi appartengono alla Minekura, io non ci guadagno un centesimo a scrivere su di loro, lo faccio perché mi diverto.
Warning: Self love, Yaoi



In laboratorio c'era così tanto lavoro da fare che non sarebbe riuscito a starsene seduto davanti allo schermo del suo computer ad elaborare dati per un minuto di più.
I corridoi erano bui e deserti, illuminati a malapena da alcune fiaccole e luci interne, che gettavano inquietanti ombre mozzate contro il parapetto basso su cui lui faceva scivolare di quando in quando la mano, accarezzando le colonne per gioco. Inspirò dalla sua sigaretta appena accesa ed esalò una voluta di fumo pesante che si innalzò pigra sotto i suoi occhi e strisciò fuori, oltre il parapetto, verso il cielo terso, mischiandosi con l'atmosfera calda e pesante che circondava quel luogo.
Inarcò un sopracciglio, seguendo con poco interesse le pieghe abbozzate del fumo e sollevò gli occhi, verso l'alto, curvando le labbra in un sorriso soddisfatto. «È una notte troppo bella per lavorare, non è vero?» Chiese, rivolto a nessuno, mentre il suo sguardo si riempiva delle forme pallide e armoniose della luna piena che sembrava spazzare il cielo con la sua presenza, gettando nei suoi occhi un riverbero insieme attraente ed accecante.
Prese la sigaretta tra le dita e la gettò nel vuoto, senza curarsene, e si leccò le labbra, guardando il cielo di sbieco, con un misto di sfida e complicità dipinti sul volto: «Ti stai divertendo, Komyou?» cantilenò, facendo oscillare pericolosamente il pupazzo che aveva sotto il braccio avanti e indietro. «Si vede bene da lassù? Mh?» Abbassò il mento, lasciando scivolare un poco gli occhiali sul naso per poter vedere la Luna direttamente con i suoi occhi. «Vedi tutto quanto, non è vero?» Iniziò a camminare di nuovo, ricominciando a percorrere i corridoio deserti senza distogliere lo sguardo dalla sfera pallida che sembrava seguirlo, muovendosi con lui. «È un peccato che non sia accaduto niente di eccitante, ultimamente.» Parlava a voce alta, incurante che qualcuno potesse sentirlo. «Ho trovato alcuni giochi molto divertenti, sai?» Rise. «Sì, immagino di sì. Dopotutto,» aggiunse, con una punta quasi acida nella voce. «A te non sfugge proprio niente, vero?»
Si fermò davanti ad una porta socchiusa e la spinse col palmo della mano, trovandosi in una grande stanza deserta, quasi una specie di terrazza, le cui rifiniture in stucchi e metalli pregiati catturavano la luce della notte, avvolgendo le pareti sottili con un'aura bluastra, quasi evanescente. Entrò, senza esitazioni, e si chiuse la porta alle spalle prima di affacciarsi di nuovo verso l'oscurità; appoggiò i gomiti sul parapetto e prese in mano il coniglio, tenendolo delicatamente sospeso sul vuoto, e osservò il pupazzo con un sorriso sulle labbra, chiedendosi che cosa sarebbe successo se, lentamente, avesse mollato la presa, non del tutto, ma abbastanza perché il peluche gli sfuggisse dalle dita e precipitasse, verso il basso, inghiottito dalle tenebre. «Credi che cadendo da questa altezza e morendo questo coniglio ti raggiungerà sulla Luna? Oppure non vale per gli animali di pezza?»
Se lo rigirò tra le mani per alcuni minuti, pigramente, e poi, forse stufo di quel gioco, lo riportò indietro, appoggiandolo accanto a sé sulla balaustra, in equilibrio. «Magari non sta notte, mh? Potrebbe ancora tornarmi utile, questa creatura. Che ne dici, Komyou?»
Si voltò, le mani cacciate in tasca, e andò fino in fondo alla grande stanza e quando tornò indietro portava in mano una sedia leggera che appoggiò davanti alla balaustra, facendo strascicare i piedini sottili sul pavimento. Si sedette con un tonfo sordo e appoggiò un gomito sullo schienale, allungandosi all'indietro. «E ora che si fa?»
La luna baluginò, per un breve momento, quasi come se gli stesse rispondendo, e lui rise, gettando la testa all'indietro. «Questo è senza dubbio molto divertente, te lo concedo!» Tacque un attimo, ma sul suo viso rimase il sorrisetto compiaciuto. «Vuoi vedere anche tu qualcosa di divertente, Komyou?» Si tolse gli occhiali, cacciandoli in qualche tasca e appoggiò un piede contro il parapetto, restando in equilibrio. «Immagino che tu non abbia molte occasioni per distrarti, il che, lasciatelo dire, è un vero peccato.» Fece scioccare la lingua e, senza esitazione, si portò entrambe le mani alla cintura, aprendo la fibbia senza difficoltà e dedicandosi subito dopo alla zip dei suoi pantaloni.
«Allora, Komyou, che ne dici?» Si infilò la mano dentro la patta ed estrasse il pene ancora floscio, reggendolo con due dita di modo che puntasse verso l'alto. «Ci divertiamo insieme, sta notte?»
Socchiuse le palpebre, e gli parve che la luna brillasse di nuovo, quasi con entusiasmo. Rise ancora, iniziando a muovere la mano lentamente: «Lo immaginavo.»
Lasciò il pene e si leccò la punta delle dita e poi lo prese in mano di nuovo, iniziando a toccarsi piano, con i polpastrelli, sentendolo diventare sempre più caldo e duro sotto il suo tocco, e sollevò nuovamente gli occhi verso il cielo, dove le stelle ammiccavano quasi curiose, cercando si sbirciare di nascosto quello spettacolo che sarebbe dovuto essere soltanto per la Luna.
«Vedi, Komyou?»
Si strinse il pene nel pugno e lo mosse piano, senza fretta tormentandosi quasi con crudeltà, come se quella mano non fosse stata sua, toccando i punti più sensibili soltanto di sfuggita, per errore, facendogli crescere la voglia e la frustrazione nel petto. Soffocò un rantolo ma la mano non smise di tormentarlo, toccandogli la punta, l'apertura, e poi giù di nuovo, verso la base, ancora più lentamente, di modo da poter sentire ogni attimo di quel gioco caldo e sadico.
Inspirò quasi a fatica, sollevando il mento. «Riesci a vedere, da lì?»
Sollevò l'altra gamba, appoggiando il piede sul parapetto, accanto all'altro, ed aprì le ginocchia, ruotando il bacino verso l'alto. «Meglio così, vero?»
Se lo strinse nel pugno con un gemito caldo, e fece scorrere il palmo sudato per tutta la lunghezza, iniziando a sentire la testa diventare sempre più leggera e vuota, mentre una sensazione calda e appagante gli riempiva lo stomaco, appannandogli gli occhi.
Non staccò lo sguardo dalla Luna, ma sentì chiaramente una mano iniziare a muoversi sopra la sua, guidandolo, imponendogli calma, controllandolo in ogni suo gesto fino a fare di lui qualcosa di molto simile ad un giocattolo, mentre lo guardava con quei suoi occhi buoni e profondi e quel sorriso in grado di perforargli l'anima.
«Oh, ,» soffiò, quando l'altra mano gli strinse il polso con più audacia, e lui poteva sentire benissimo quelle dita arrivare fino a stritolargli le ossa, mentre la sua stessa mano si piegava a quel volere autoritario, scorrendo lentamente quando lui non desiderava altro se non di muoversi più in fretta.
Era una tortura calda e dolce, decorata da sospiri e parole gentili soffiate direttamente nel suo orecchio che non sentiva altro che gemiti rochi e pesanti. Si inarcò, minacciando di perdere l'equilibrio, e gettò la testa all'indietro, esalando sospiri pesanti ed indecenti, mentre la luce del suo aguzzino si faceva più magnanima, iniziando ad imporgli un ritmo più veloce. Strinse il pugno fino quasi a farsi male, mentre offriva quel dolore e quel piacere ad una figura eterea e immobile che lo guardava dall'alto, silenziosa ed indulgente.
«Posso?» Domandò, un filo d'ironia cancellato dalla voce pesante e si morse il labbro mentre iniziava a sentire tutto il suo corpo tremare e poi tendersi, in preda allo spasmo. «Posso, ora?» ansimò di nuovo, senza voce e senza forze, mentre la sua mano non trovava pace e si muoveva sempre più velocemente, sempre più bisognosa di portarlo al suo limite.
Chiuse un occhio, osservando le stelle ridere e venire su di lui, e poi guardò la Luna, ancora, cercando sulla superficie il profilo del suo volto. Aprì la bocca per parlare, ma ne uscì soltanto un rantolo spezzato, mentre tutto il suo corpo fremeva nel sentire la scarica attraversarlo da capo a piedi e poi scorrere violenta fino al bacino; si inarcò e per un brevissimo istante chiuse gli occhi. Chiuse gli occhi, quando il suo sperma schizzò verso il cielo, tra le stelle, imbrattando la notte e raggiungendo anche il volto della Luna, sfiorando appena le sue guance e le sue labbra altere e quando riaprì gli occhi, un istante dopo, vide la sua lingua scorrergli sulle labbra, alla ricerca del suo seme.
Si gettò all'indietro, e rise, soddisfatto, mentre gli effetti dell'orgasmo iniziavano a scemare dolcemente, accarezzandogli le membra stanche. Fece scivolare i piedi sul muricciolo e li piantò a terra, appoggiando poi i gomiti sulle ginocchia, riprendendo fiato.
Quando sollevò nuovamente gli occhi sorrideva: «Allora, Komyou, è piaciuto anche a te?»

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