mapi_littleowl: (Gundam Wing - Zechs)
[personal profile] mapi_littleowl
Titolo: Il mondo come noi lo conoscevamo stava cambiando, finalmente.
Fandom: Gundam Wing
Personaggi: Treize Khushrenada
Pairing: Nessuno
Rating: PG
Conteggio Parole: 515 (Fidipù)
Challenge: COW-T @ [livejournal.com profile] maridichallenge
Prompt: [IV Settimana – Missone 1] Punto di non ritorno
Riassunto: Dopo quella guerra, ci sarebbe stata la pace. Dopo quella guerra, tutte le armi sarebbero state abbandonate. Dopo quella guerra, tutti avrebbero trovato la loro strada, il loro posto in un mondo finalmente libero da coloro che vogliono a tutti i costi usare una violenza ingiustificata per affermare la propria supremazia sui deboli e gli innocenti.
Il mondo come noi lo conoscevamo stava cambiando, finalmente, e se la mia morte era necessaria perché ciò avvenisse, se era necessario che io scomparissi perché il mondo potesse brillare di nuova luce, non mi sarei tirato indietro.

Note: La morte di Treize raccontata da Treize stesso dopo che è avvenuta. Fantastico, solo a me poteva venire un'idea del genere. XD Parlando sul serio, è la seconda fic in cui scrivo dal suo POV e anche l'altra era Post Mortem. Mi piace moltissimo immaginarlo come una sorta di, non lo so, guida, un osservatore silenzioso dall'alto dei cieli. <3
Spoiler: La morte di Treize? OPS! XD
Disclaimer: Sunrise. ♥
Warning: POV di Treize



Il mondo come noi lo conoscevamo stava cambiando, finalmente.
La guerra era ormai giunta al suo apogeo e sapevo perfettamente che, molto presto, quei giovani guerrieri a cui avevo silenziosamente affidato il destino dell'intero universo sarebbero stati in grado di ribaltare le sorti di una battaglia che sembrava essere già persa in partenza.
Dopotutto, è questa la più grande capacità di ogni essere umano. Una macchina, per quanto potente, per quanto tecnologicamente avanzata, non sarebbe mai in grado di sconfiggere il cuore pulsante e lo spirito indomito di un giovane guerriero capace di mettere tutto se stesso nelle battaglie che combatte – infondo non ho mai smesso di dire che le guerre sono degli uomini, non delle macchine, perché nonostante il mondo sia cambiato e si sia evoluto, in tutti questi anni, chi vince è sempre colui in grado di resistere ancora un solo istante in più del suo nemico, colui che porta il cuore sul campo di battaglia, insieme al fucile che imbraccia.
E quei ragazzi, ne sono stato consapevole fin da primo istante, erano esattamente quella categoria di umani. Da dove mi trovavo, potevo vedere gli ultimi strascichi della battaglia compiersi in un turbinio di lampi e boati che, da soli, avrebbero potuto scuotere le fondamenta stesse dell'universo e poi, più in disparte, scostato dagli altri come se fosse stato in attesa di qualcosa, vidi lui. E nello stesso istante in cui riconobbi la sagoma splendente del suo Mobile Suit, capii che cosa stava aspettando. Chi. Me.
Lo osservai in silenzio a lungo, senza dire una parola e non riuscii a reprimere un sorriso quando immaginai l'espressione fiera e ardente e valorosa di quel giovane guerriero. La fine di quell'era si stava ormai avvicinando a grandi passi.
Dopo quella guerra, ci sarebbe stata la pace. Dopo quella guerra, tutte le armi sarebbero state abbandonate. Dopo quella guerra, tutti avrebbero trovato la loro strada, il loro posto in un mondo finalmente libero da coloro che vogliono a tutti i costi usare una violenza ingiustificata per affermare la propria supremazia sui deboli e gli innocenti.
Il mondo come noi lo conoscevamo stava cambiando, finalmente, e se la mia morte era necessaria perché ciò avvenisse, se era necessario che io scomparissi perché il mondo potesse brillare di nuova luce, non mi sarei tirato indietro.
Osservai ancora il mio nemico e decisi che quello sarebbe stato il momento. Non potevo aspettare ancora. E dentro di me, sapevo che sarebbe stato un grande onore morire per mano di un ragazzo che valeva quanto e se non più di tutti i soldati che avevo conosciuto in vita mia.
La fine stava arrivando e quando mi avvicinai a lui riuscì per la prima volta a sentire un brivido che non attraversava il mio cuore da non so più quanti anni.
Quando morii, l'ultima cosa che sentì fu la speranza – insieme al dolore di un giovane uomo che era stato lo strumento di quell'avvenire e la consapevolezza che, un giorno, sarebbe riuscito a liberarsi di tutti gli spettri che attanagliavano il suo cuore.
Il mondo gli doveva almeno questo.

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